Il 31° Marchese

Le generazioni di antenati che hanno vissuto a Palazzo Lupis hanno lasciato nel tempo segni ed energie, che il visitatore attento può avere il privilegio, qualche volta, di percepire.

Si narra infatti che alcuni esponenti della casata si aggirino ancora oggi tra le antiche mura, palesandosi talvolta negli antichi saloni o nelle stanze che testimoniarono la loro esistenza terrena. I racconti al riguardo, e talvolta le “esperienze” in tal senso, sono numerose.

Nel corso dei lunghi lavori di restauro venne casualmente scoperta una profonda nicchia in una delle pareti dei Saloni delle boiserie che era stata attentamente occultata, murandone l’ingresso e riempendone la cavità, perché non suonasse a vuoto.  Al suo interno vennero ritrovati una serie di oggetti misteriosi, che poi risultarono tutti appartenuti o legati a uno dei personaggi più misteriosi della casata Lupis, il 31° Marchese, Don Orazio III Lupis Macedonio Manso Amato de Luna d’Aragona, che nacque a Grotteria il 10 dicembre 1830.

Don Orazio divenne celebre nel suo Tempo per la tempra di fiero liberale. Di sentimenti apertamente anticlericali, egli non fece mistero della sua appartenenza a diverse Società Segrete dell’epoca, tra le quali la ben nota Carboneria, specie di “braccio” politico della Massoneria. Tra i misteri che circondano la sua vita, resta la data esatta di morte e soprattutto il luogo della sua sepoltura, che non è stato possibile documentare nel pur fornito archivio famigliare.

La scoperta della misteriosa nicchia, chiarì però (o  forse infittì ulteriormente) i molti misteri legati alla vita, e ancor più alla morte, di Don Orazio Lupis. Infatti dalla cavità scoperta, vennero estratti diversi oggetti misteriosi, tra i quali un rotolo di stoffa scura pregiata ancora perfettamente conservato, che una volta aperto, rivelò al suo interno tre antichi fogli scritti con elaborata calligrafia e contenenti il primo un elogio funebre del Marchese e gli altri due un misterioso messaggio, dal significato ancora non risolto, che appariva evidentemente scritto in codice, forse massonico.

Don Orazio Lupis Macedonio

Don Orazio III Lupis Macedonio Manso Amato de Luna d’Aragona

Ma la scoperta più stupefacente fu quella dei frammenti di un elaborato recipiente di cristallo, riccamente decorato, che contenevano una notevole quantità di cenere scura, frammista a frammenti che parevano ossei. Erano le ceneri del Marchese.

Si chiarì così finalmente, dopo quasi due secoli, il mistero della sua sepoltura: da quel fiero anticlericale che era, Don Orazio aveva deciso la sua cremazione, ovviamente avvenuta in gran segreto visto che tale pratica funeraria era a quei tempi espressamente vietata e condannata dalla Chiesa, disponendo affinché i suoi resti venissero occultati nelle mura del Palazzo avito, insieme al suo elogio funebre, agli oggetti a lui più chiari e ai misteriosi messaggi cifrati.

Dopo il ritrovamento della misteriosa nicchia occultata e di ciò che conteneva, la “presenza” del Marchese Orazio tra le mura del palazzo divenne più frequente, unendosi a quella degli altri antenati i quali, di tanto in tanto, tornano a rivelarsi ai loro diretti discendenti.